Da Hell’s Kitchen, piccolo quartiere di New York, è diventata una delle regine mondiali indiscusse di pop e R&B, con oltre 50 milioni di album venduti. Ma Alicia Keys è molto, molto più semplice di quanto si possa immaginare. Intervistata a Milano, ci accoglie con grandi sorrisi, nessun trucco, al naturale, bellissima come sempre, ed un look che è tutto un programma: turbante africano, giacca di pelle e unaT-Shirt dedicata ad uno dei suoi idoli ci dice, Diana Ross.
Tra le artiste più complete in circolazione, la cantautrice e attrice americana si appresta a debuttare in Tv come giudice di The Voice USA, prima musicista di colore a ricoprire il ruolo, insieme a Miley Cyrus, Adam Levine e Blake Shelton. Nel frattempo, a distanza di quattro anni da Girl on Fire, è tornata in scena grazie al singolo-record In Common, che precede il suo sesto album, in uscita dopo l’estate, e di cui probabilmente svelerà qualche traccia solo prima della finale di Champions League tra Real ed Atletico Madrid allo stadio San Siro, di cui sarà guest star.
Il Suo nuovo disco eccolo: IN COMMON
Che momento sarà per lei?
«Speciale, perché è la prima volta che mi esibisco in un evento del genere. Sono emozionata e voglio la gente se la possa godere: quando salgo sul palco non porto solo la musica, in ogni canzone ci metto il cuore, è una condivisione di energie impreviste, che in quegli istanti porta a stabilire un rapporto magico con il pubblico».
L’anno scorso l’abbiamo vista gareggiare alla Maratona di New York, direi che se la cava anche come atleta.
«Lei crede? (ride, ndr), lo prendo come un complimento. Allenare il fisico è fondamentale, ma lo è ancora di più farlo a livello mentale. Da un anno, ogni mattina, faccio esercizi di meditazione, ci sono delle posizioni in cui devi trovare un proprio equilibrio. Finalmente ho imparato a prendermi cura ogni qual volta sento che lo stress o la tensione iniziano ad aggredirmi: tempo fa ero più vulnerabile, oggi è indispensabile dover resistere».
A calcio com’è messa?
«Lo so che per voi italiani è quasi una religione, ma noi invece abbiamo più familiarità con il football e il basket, anche se il “soccer” è uno sport in pieno sviluppo negli Stati Uniti. Io mi sono avvicinata da pochissimo grazie ai miei figli che sono appassionatissimi e tifosi del Real Madrid, in particolare di Cristiano Ronaldo».
Com’è riuscita a trovare l’armonia tra vita privata e professionale?
«Essere diventata madre mi ha rafforzato, anche creativamente. La famiglia è un punto fermo, porto spesso con me i bambini, sono esperienze nuove, desidero però che le vivano, in questo mi ritengo fortunata nel poterli mettere nelle giuste condizioni. Come tutti i genitori è difficile affrontare tutto, ma ora non voglio perdermi nulla della loro crescita, la risposta è semmai trovare la perfezione in quello che fai e per chi lo fai, e per ogni persona è diverso. Per me è costanza e programmazione, riservarmi solo ciò di cui ho davvero bisogno, cercando di stare soprattutto bene con il mio lato interiore».
I suoi figli si chiamano Egypt e Genesis Ali, come mai due nomi così biblici?
«Cercavo l’unicità, volevo che fossero facilmente riconoscibili come individui e personalità. In realtà ci sono anche due ragioni speciali. Nel primo caso tutto è maturato dopo un viaggio da sola in Egitto, in un periodo della vita in cui avevo bisogno di ritrovare un po’ me stessa, ci sono riuscita visitando quei luoghi ritrovando la potenza e l’essenza dell’essere umano. Al ritorno, parlando con mio marito (è sposata dal 2010 con il rapper e produttore Swiss Beats, ndr), abbiamo deciso che sarebbe stato il nome giusto, e in effetti mi accorgo quando lo osservo che è sempre intento a costruire, non un caso pensando a quel popolo che è stato uno degli artefici maggiormente importanti nella costruzione di grandi cose. Il secondo si rifà al libro della Genesi, l’inizio di qualcosa di nuovo e importante».
Il potere delle donne, anche nelle scelte più normali.
«Sono la miglior risorsa e forza che esista, la cosa più vicina a Dio. Purtroppo esistono ancora pregiudizi, diseguaglianze, anche di guadagno, ma penso che se oggi tante battaglie si sono vinte le dobbiamo ad altrettante grandi leader femminili».
Come Hillary Clinton?
«(sorride, ndr). Il mondo andrebbe in una direzione migliore».