In testa ha una marea di ricci rossi, sul volto l’aria (giustamente) spavalda di chi dal male ha saputo trarre il meglio. Jess Glynne, 25 anni e una carriera in rapida ascesa, ha la voce di Amy Winehouse e il carattere combattivo della collega Adele – ragazzina paffuta, cui la delusione d’amore costò tante lacrime quanti Grammy. Se, infatti, la Glynne capì di voler cantare quando per la prima volta udì il timbro graffiante di Amy, capì come reagire all’abbruttimento da separazione grazie agli insegnamenti della bella Adele (di cui, non a caso, qualcuno disse: «Quando è triste, Adele scrive una canzone e vince cinque Grammy. Io, al massimo, quando sono triste mangio qualcosa e vinco cinque chilogrammys»).
Ripercorrendo gli esordi della Glynne, entrata quest’estate nella storia della musica britannica, sembra quasi di rivedere l’Adele di Someone like you che, disperata, esorcizzava il male attraverso la musica. Come lei, Jess ha fatto del microfono la miglior terapia. «Avevo bisogno di crederci. Avevo bisogno di fare un album per raccontare una storia. Avevo bisogno che fosse come me», ha poi raccontato all’indomani dell’uscita di I Cry When I Laugh, suo primo disco. «Questo album parla di una ragazza che, spensierata, ha avuto qualche problema, a seguito del quale si è trovata con il cuore spezzato. Poi, attraverso questa esperienza (quella della tragedia sentimentale, ndr), ha trovato la sua strada, perseguendo non la tristezza ma la speranza». Luce in fondo al tunnel che l’ha portata al successo.
Grazie alla forza d’animo che la avvicina ad Adele, Jess Glynne è riuscita in soli diciotto mesi a piazzare cinque suoi singoli (Rather Be, My Love, Hold My Hand, Not Letting Go, Don’t Be So Hard On Yourself) in cima alle classifiche Uk. Impresa, questa, mai riuscita a nessun’altra artista. Sembrerebbe quasi, dunque, che essere sentimentalmente appagate sia il modo migliore per fallire. Quantomeno, musicalmente.