SERVIZIO DI DAVIDE GALLO
Sono passati sessant’anni da quell’infausto 25 Ottobre del 1954, nel quale si verificò quella che viene riconosciuta come la più grande tragedia italiana causata dal dissesto idro-geologico, seconda soltanto al Vajont. Oltre trecento persone persero la vita, circa 250 rimasero ferite e oltre 5.000 si trovarono senza un tetto dove dormire.
Il tempo passa ma i ricordi restano indelebili nelle menti degli abitanti di Salerno e della costiera Amalfitana. Ricordi che purtroppo non sono altrettanto vividi nel resto del paese, derubricando il disastro campano ad un evento degno di poca considerazione. Ecco perché proprio in questi giorni, Francesco Peduto – presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania – ha sottolineato come “ancora oggi questa tragedia viene considerata di serie C, ed invece cambiò la vita di molti paesi”.
Per quanto l’evento si sia verificato oltre mezzo secolo fa, la minaccia idrogeologica rimane uno degli argomenti più dibattuti in Italia. Il tempo ha spazzato via la memoria, ma non la pericolosità del fenomeno. Soltanto una serrata collaborazione tra geologi ed ingegneri meccanici, col supporto degli enti locali ed un piano a lungo termine può prevenire, e in caso di necessità trovare una soluzione, a questa tipologia di eventi.
PAGINA DELLA “STAMPA SERA” DEL 31 OTTOBRE 1956
Non a caso tra i settori che formano alcune tra le figure più ricercate in campo lavorativo, spicca quello di ingegneria meccanica. Oggigiorno è possibile conseguire una laurea o una specializzazione affidandosi ai numerosi atenei online, senza per questo dover rinunciare alla propria professione. L’importanza del contributo che l’università italiana può dare nel campo della ricerca e della prevenzione è sotto gli occhi di tutti e, in questo caso, si tratta dei corsi in ingegneria meccanica, qui un esempio.
Come sottolinea Francesco Peduto: “in tante aree permangono elementi di rischio, tant’è che sulle mappe dell’autorità di bacino competente, sono riportate come zone rosse a rischio R4 molto elevato”.
L’appuntamento per onorare la memoria di quella triste pagina di storia era previsto per venerdì 24 Ottobre in occasione della convention “Salerno 1954: l’alluvione dimenticata tra memoria, scienza e stato della prevenzione”. La manifestazione ha avuto luogo anche nella mattina del 25 Ottobre, in presenza di alcuni superstiti della tragedia che sono ritornati sui luoghi devastati dall’alluvione nel 1954.
E’ stata allestita inoltre, una straordinaria mostra a Vietri sul Mare, per ricordare con una serie di immagini toccanti, i momenti più drammatici della sciagura, ed omaggiare coloro i quali persero la vita in quell’occasione.
“A distanza di 60 anni ci soffermeremo sul rischio idrogeologico, sulla sua prevenzione e soprattutto sulle cose che non vanno su ciò che è stato fatto e su quanto resta ancora da fare” – ha aggiunto Francesco Peduto a margine dell’intervista – “a tal fine sono stati invitati i principali “attori” istituzionali, politici, scienziati e funzionari pubblici, impegnati ai diversi livelli nello studio e nell’implementazione delle possibili soluzioni finalizzate alla mitigazione del rischio idrogeologico”.
DAVIDE GALLO